sabato 1 novembre 2008

Le Rime di Dante Alighieri

Ai faux ris, pour quoi traï aves
Al poco giorno e al gran cerchio d'ombra
Amor che ne la mente mi ragiona
Amor, che movi tua vertù da cielo
Amor, da chel convien pur ch'io mi doglia
Amor, tu vedi ben che questa donna
Amore e monna Lagia e Guido ed io
Ben ti faranno il nodo Salamone
Bernardo, io veggio ch'una donna vene
Bicci novel, figliuol di non so cui
Chi guarderà già mai sanza paura
Chi udisse tossir la malfatata
Com più vi fere Amor co' suoi vincastri
Così nel mio parlar voglio esser aspro
De gli occhi de la mia donna si move
De gli occhi di quella gentil mia dama
De' tuoi begli occhi un molto acuto strale
Degno fa voi trovare ogni tesoro
Deh piangi meco tu, dogliosa petra
Deh, ragioniamo insieme un poco, Amore
Deh, Violetta, che in ombra d'Amore
Di donne io vidi una gentile schiera
Doglia mi reca ne lo core ardire
Donne, i' non so di ch'i' mi prieghi Amore
Due donne in cima de la mente mia
E' m'incresce di me sì duramente
Guido, i' vorrei che tu e Lapo ed io
I' ho veduto già senza radice
I' mi son pargoletta bella e nova
Iacopo, i' fui, ne le nevicate alpi
In abito di saggia messaggiera
Io Dante te, che m'hai così chiamato
Io mi credea del tutto esser partito
Io non domando, Amore
Io sento sì d'Amor la gran possanza
Io son venuto al punto de la rota
Io sono stato con Amore insieme
La dispietata mente, che pur mira
Le dolci rime d'amor ch'i' solia
Lo doloroso amor che mi conduce
Lo meo servente core
Lo sottil ladro che ne gli occhi porti
Madonna, quel signor che voi portate
Messer Brunetto, questa pulzelletta
Molti volendo dir che fosse Amore
Ne le man vostre, gentil donna mia
Non canoscendo, amico, vostro nomo
Non mi poriano già mai fare ammenda
Non piango tanto il non poter vedere
Non v'accorgete voi d'un che si smore
Nulla mi parve mai più crudel cosa
O dolci rime che parlando andate
Onde venite voi così pensose?
Parole mie che per lo mondo siete
Per quella via che la bellezza corre
Per una ghirlandetta
Perché ti vedi giovinetta e bella
Perch'io non trovo chi meco ragioni
Poi che sguardando il cor feriste in tanto
Poscia ch'Amor del tutto m'ha lasciato
Qual che voi siate, amico, vostro manto
Quando il consiglio tra li uccei si tenne
Questa donna che andar mi fa pensoso
Savere e cortesia, ingegno ed arte
Savete giudicar vostra ragione
Se 'l viso mio a la terra si china
Se Lippo amico se' tu che mi leggi
Se vedi li occhi miei di pianger vaghi
Sennuccio, la tua poca personuzza
Sonar bracchetti, e cacciatori aizzare
Sonetto, se Meucciol t'è mostrato
Tre donne intorno al cor mi son venute
Un dì si venne a me Malinconia
Voi che 'ntendendo il terzo ciel movete
Voi che savete ragionar d'Amore
Voi, donne, che pietoso atto mostrate
Volgete li occhi a veder chi mi tira

I Canti di Giacomo Leopardi

I - ALL'ITALIA
II - SOPRA IL MONUMENTO DI DANTE
III - AD ANGELO MAI
IV - NELLE NOZZE DELLA SORELLA PAOLINA
V - A UN VINCITORE NEL PALLONE
VI - BRUTO MINORE
VII - ALLA PRIMAVERA
VIII - INNO AI PATRIARCHI
IX - ULTIMO CANTO DI SAFFO
X - IL PRIMO AMORE
XI - IL PASSERO SOLITARIO
XII - L'INFINITO
XIII - LA SERA DEL DÌ DI FESTA
XIV - ALLA LUNA
XV - IL SOGNO
XVI - LA VITA SOLITARIA
XVII - CONSALVO
XVIII - ALLA SUA DONNA
XIX - AL CONTE CARLO PEPOLI
XX - IL RISORGIMENTO
XXI - A SILVIA
XXII - LE RICORDANZE
XXIII - CANTO NOTTURNO
XXIV - LA QUIETE DOPO LA TEMPESTA
XXV - IL SABATO DEL VILLAGGIO
XXVI - IL PENSIERO DOMINANTE
XXVII - AMORE E MORTE
XXVIII - A SE STESSO
XXIX - ASPASIA
XXX - SOPRA UN BASSORILIEVO ANTICO SEPOLCRALE,
XXXI - SOPRA IL RITRATTO DI UNA BELLA DONNA
XXXII - PALINODIA AL MARCHESE GINO CAPPONI
XXXIII - IL TRAMONTO DELLA LUNA
XXXIV - LA GINESTRA
XXXV - IMITAZIONE
XXXVI - SCHERZO
XXXVII - FRAMMENTO
XXXVIII - FRAMMENTO
XXXIX - FRAMMENTO
XL - FRAMMENTO DAL GRECO DI SIMONIDE
XLI - FRAMMENTO DELLO STESSO

Le Bucoliche di Publio Virgilio Marone

In italiano
Ecloga I
Ecloga II
Ecloga III
Ecloga IV
Ecloga V
Ecloga VI
Ecloga VII
Ecloga VIII
Ecloga IX
Ecloga X

In latino
Ecloga I
Ecloga II
Ecloga III
Ecloga IV
Ecloga V
Ecloga VI
Ecloga VII
Ecloga VIII
Ecloga IX
Ecloga X

sabato 9 agosto 2008

I Fioretti di San Francesco

CAPITOLO PRIMO Al nome del nostro Signore Gesù Cristo crocifisso e della sua Madre Vergine Maria. In questo libro si contengono certi fioretti miracoli ed esempi divoti del glorioso poverello di Cristo messer santo Francesco e d'alquanti suoi santi compagni. A laude di Gesù Cristo. Amen.
CAPITOLO SECONDO Di frate Bernardo da Quintavalle primo compagno di santo Francesco.
CAPITOLO TERZO Come per mala cogitazione che santo Francesco ebbe contro a frate Bernardo, comandò al detto frate Bernardo che tre volte gli andasse co' piedi in sulla gola e in sulla bocca.
CAPITOLO QUARTO Come l'agnolo di Dio propuose una quistione a frat'Elia guardiano d'uno luogo di Val di Spoleto; e perché frat'Elia li rispuose superbiosamente si partì e andonne in cammino di santo Jacopo, dove trovò frate Bernardo e dissegli questa storia.
CAPITOLO QUINTO Come il santo frate Bernardo d'Ascesi fu da santo Francesco mandato a Bologna, e là pres'egli luogo.
CAPITOLO SESTO Come santo Francesco benedisse il santo frate Bernardo e lasciollo suo Vicario, quando egli venne a passare di questa vita.
CAPITOLO SETTIMO Come santo Francesco fece una Quaresima in una isola del lago di Perugia, dove digiunò quaranta dì e quaranta notti e non mangiò più che un mezzo pane.
CAPITOLO OTTAVO Come andando per cammino santo Francesco e frate Leone, gli spuose quelle cose che sono perfetta letizia.
CAPITOLO NONO Come santo Francesco insegnava rispondere a frate Lione, e non poté mai dire se non contrario di quello Francesco volea.
CAPITOLO DECIMO Come frate Masseo quasi proverbiando, disse a santo Francesco che a lui tutto il mondo andava dirieto; ed egli rispuose che ciò era a confusione del mondo e grazia di Dio; perch'io sono il più vile del mondo.
CAPITOLO UNDICESIMO Come santo Francesco fece aggirare intorno intorno più volte frate Masseo, e poi n'andò a Siena.
CAPITOLO DODICESIMO Come santo Francesco puose frate Masseo allo ufficio della porta, della limosina e della cucina; poi a priego degli altri frati ne lo levò.
CAPITOLO TREDICESIMO Come santo Francesco e frate Masseo il pane che aveano accattato puosono in su una pietra allato a una fonte, e santo Francesco lodò molto la povertà. Poi pregò Iddio e santo Pietro e santo Paulo che gli mettesse in amore la santa povertà, e come gli apparve santo Pietro e santo Paulo.
CAPITOLO QUATTORDICESIMO Come istando santo Francesco con suoi frati a parlare di Dio, Iddio apparve in mezzo di loro.
CAPITOLO QUINDICESIMO Come santa Chiara mangiò con santo Francesco e co' suoi compagni frati in Santa Maria degli Agnoli.
CAPITOLO SEDICESIMO Come santo Francesco ricevuto il consiglio di santa Chiara e del santo frate Silvestro, che dovesse predicando convertire molta gente, e' fece il terzo Ordine e predicò agli uccelli e fece stare quete le rondini.
CAPITOLO DICIASSETTESIMO Come uno fanciullo fraticino, orando santo Francesco di notte, vide Cristo e la Vergine Maria e molti altri santi parlare con lui.
CAPITOLO DICIOTTESIMO Del maraviglioso Capitolo che tenne santo Francesco a Santa Maria degli Agnoli dove furono oltre a cinquemila frati.
CAPITOLO DICIANNOVESIMO Come dalla vigna del prete da Rieti in casa di cui orò santo Francesco, per la molta gente che venia a lui furono tratte e colte l'uve, e poi miracolosamente fece più vino che mai sì come santo Francesco gli avea promesso. E come Iddio rivelò a santo Francesco ch'egli arebbe paradiso alla sua partita.
CAPITOLO VENTESIMO D'una molto bella visione che vide uno frate giovane, a quale avea in tanta abbominazione la cappa, ch'era disposto di lasciare l'abito e uscire dell'Ordine.
CAPITOLO VENTUNESIMO Del santissimo miracolo che fece santo Francesco, quando convertì il ferocissirno lupo d'Agobbio.
CAPITOLO VENTIDUESIMO Come santo Francesco dimesticò le tortole salvatiche.
CAPITOLO VENTITREESIMO Come santo Francesco liberò un frate ch'era in peccato col demonio.
CAPITOLO VENTIQUATTRESIMO Come santo Francesco convertì alla fede il Soldano di Babilonia e la meretrice che lo richiese di peccato.
CAPITOLO VENTICINQUESIMO Come santo Francesco miracolosamente sanò il lebbroso dell'anima e del corpo, e quel che l'anima gli disse andando in cielo.
CAPITOLO VENTISEIESIMO Come santo Francesco convertì tre ladroni micidiali e fecionsi frati; e della nobilissima visione che vide l'uno di loro, il quale fu santissimo frate.
CAPITOLO VENTISETTESIMO Come santo Francesco convertì a Bologna due scolari, e fecionsi frati; e poi all'uno di loro levò una grande tentazione da dosso.
CAPITOLO VENTOTTESIMO D'uno rapimento che venne a frate Bernardo, ond'egli stette dalla mattina insino a nona ch'egli non si sentì
CAPITOLO VENTINOVESIMO Come il demonio in forma di Crocifisso apparve più volte a frate Ruffino, dicendogli che perdea il bene che facea, però ch'egli non era degli eletti di vita eterna. Di che santo Francesco per rivelazione di Dio il seppe, e fece riconoscere a frate Ruffino il suo errore e ch'egli avea creduto.
CAPITOLO TRENTESIMO Della bella predica che feceno in Ascesi santo Francesco e frate Ruffino, quando eglino predicarono ignudi.
CAPITOLO TRENTUNESIMO Come santo Francesco conosceva li segreti delle coscienze di tutti i suoi frati ordinatamente.
CAPITOLO TRENTADUESIMO Come frate Masseo impetrò da Cristo la virtù della santa umiltà.
CAPITOLO TRENTATREESIMO Come santa Chiara, per comandamento del Papa, benedisse il pane il quale era in tavola; di che in ogni pane apparve il segno della santa croce.
CAPITOLO TRENTAQUATTRESIMO Come santo Lodovico re di Francia personalmente, in forma di pellegrino, andò a Perugia a visitare il santo frate Egidio.
CAPITOLO TRENTACINQUESIMO Come essendo inferma santa Chiara, fu miracolosamente portata la notte della pasqua di Natale alla chiesa di santo Francesco, ed ivi udì l'ufficio.
CAPITOLO TRENTASEIESIMO Come santo Francesco dispuose a frate Lione una bella visione ch'avea veduta.
CAPITOLO TRENTASETTESIMO Come Gesù Cristo benedetto, a priego di santo Francesco, fece convertire uno ricco e gentile cavaliere e farsi frate, il quale avea fatto grande onore e profferta a santo Francesco.
CAPITOLO TRENTOTTESIMO Come santo Francesco conobbe in ispirito che frate Elia era dannato e dovea morire fuori dell'Ordine; il perché a' prieghi di frate Elia fece orazione a Cristo per lui e fu esaudito.
CAPITOLO TRENTANOVESIMO Della maravigliosa predica la quale fece santo Antonio da Padova frate minore in consistorio.
CAPITOLO QUARANTESIMO Del miracolo che Iddio fece quando santo Antonio, essendo a Rimino, predicò a' pesci del mare.
CAPITOLO QUARANTUNESIMO Come il venerabile frate Simone liberò di una grande tentazione un frate, il quale per questa cagione voleva uscire fuori dell'Ordine.
CAPITOLO QUARANTADUESIMO Di belli miracoli che fece Iddio per li santi frati frate Bentivoglia, frate Pietro da Monticello, frate Currado da Offida e come frate Bentivoglia portò un lebbroso quindici miglia in pochissimo tempo, e all'altro parlò santo Michele, e all'altro venne la Vergine Maria e puosegli il figliuolo in braccio.
CAPITOLO QUARANTATREESIMO Come frate Currado da Offida convertì un frate giovane, molestando egli gli altri frati. E come il detto frate giovane morendo, egli apparve al detto frate Currado, pregandolo che orasse per lui. E come lo liberò per la sua orazione delle pene grandissime del purgatorio.
CAPITOLO QUARANTAQUATTRESIMO Come a frate Currado apparve la madre di Cristo e santo Giovanni Vangelista e santo Francesco; e dissegli quale di loro portò più dolore della passione di Cristo.
CAPITOLO QUARANTACINQUESIMO Della conversione e vita e miracoli e morte del santo frate Giovanni della Penna.
CAPITOLO QUARANTASEIESIMO Come frate Pacifico, istando in orazione, vide l'ariima di frate Umile suo fratello andare in cielo.
CAPITOLO QUARANTASETTESIMO Di quello santo frate a cui la Madre di Cristo apparve, quando era infermo, ed arrecogli tre bossoli di lattovaro.
CAPITOLO QUARANTOTTESIMO Come frate Iacopo dalla Massa vide in visione tutti i frati Minori del mondo, in visione di uno arbore, e conobbe la virtù e li meriti e li vizi di ciascuno.
CAPITOLO QUARANTANOVESIMO Come Cristo apparve a frate Giovanni della Vernia.
CAPITOLO CINQUANTESIMO Come dicendo messa il dì de' morti, frate Giovanni della Vernia vide molte anime liberate del purgatorio.
CAPITOLO CINQUANTUNESIMO Del santo frate Iacopo da Fallerone; e come, poi che morì apparve a frate Giovanni della Vernia.
CAPITOLO CINQUANTADUESIMO Della visione di frate Giovanni della Vernia, dove egli conobbe tutto l'ordine della santa Trinità.
CAPITOLO CINQUANTATREESIMO Come, dicendo messa, frate Giovanni della Vernia cadde come fosse morto.

Il Decamerone di Giovanni Boccaccio

Giornata prima - Introduzione
Giornata prima - Novella prima
Giornata prima - Novella seconda
Giornata prima - Novella terza
Giornata prima - Novella quarta
Giornata prima - Novella quinta
Giornata prima - Novella sesta
Giornata prima - Novella settima
Giornata prima - Novella ottava
Giornata prima - Novella nona
Giornata prima - Novella decima
Giornata prima - Conclusione
Giornata seconda - Introduzione
Giornata seconda - Novella prima
Giornata seconda - Novella seconda
Giornata seconda - Novella terza
Giornata seconda - Novella quarta
Giornata seconda - Novella quinta
Giornata seconda - Novella sesta
Giornata seconda - Novella settima
Giornata seconda - Novella ottava
Giornata seconda - Novella nona
Giornata seconda - Novella decima
Giornata seconda - Conclusione
Giornata terza - Introduzione
Giornata terza - Novella prima
Giornata terza - Novella seconda
Giornata terza - Novella terza
Giornata terza - Novella quarta
Giornata terza - Novella quinta
Giornata terza - Novella sesta
Giornata terza - Novella settima
Giornata terza - Novella ottava
Giornata terza - Novella nona
Giornata terza - Novella decima
Giornata terza - Conclusione
Giornata quarta - Introduzione
Giornata quarta - Novella prima
Giornata quarta - Novella seconda
Giornata quarta - Novella terza
Giornata quarta - Novella quarta
Giornata quarta - Novella quinta
Giornata quarta - Novella sesta
Giornata quarta - Novella settima
Giornata quarta - Novella ottava
Giornata quarta - Novella nona
Giornata quarta - Novella decima
Giornata quarta - Conclusione
Giornata quinta - Introduzione
Giornata quinta - Novella prima
Giornata quinta - Novella seconda
Giornata quinta - Novella terza
Giornata quinta - Novella quarta
Giornata quinta - Novella quinta
Giornata quinta - Novella sesta
Giornata quinta - Novella settima
Giornata quinta - Novella ottava
Giornata quinta - Novella nona
Giornata quinta - Novella decima
Giornata quinta - Conclusione
Giornata sesta - Introduzione
Giornata sesta - Novella prima
Giornata sesta - Novella seconda
Giornata sesta - Novella terza
Giornata sesta - Novella quarta
Giornata sesta - Novella quinta
Giornata sesta - Novella sesta
Giornata sesta - Novella settima
Giornata sesta - Novella ottava
Giornata sesta - Novella nona
Giornata sesta - Novella decima
Giornata sesta - Conclusione
Giornata settima - Introduzione
Giornata settima - Novella prima
Giornata settima - Novella seconda
Giornata settima - Novella terza
Giornata settima - Novella quarta
Giornata settima - Novella quinta
Giornata settima - Novella sesta
Giornata settima - Novella settima
Giornata settima - Novella ottava
Giornata settima - Novella nona
Giornata settima - Novella decima
Giornata settima - Conclusione
Giornata ottava - Introduzione
Giornata ottava - Novella prima
Giornata ottava - Novella seconda
Giornata ottava - Novella terza
Giornata ottava - Novella quarta
Giornata ottava - Novella quinta
Giornata ottava - Novella sesta
Giornata ottava - Novella settima
Giornata ottava - Novella ottava
Giornata ottava - Novella nona
Giornata ottava - Novella decima
Giornata ottava - Conclusione
Giornata nona - Introduzione
Giornata nona - Novella prima
Giornata nona - Novella seconda
Giornata nona - Novella terza
Giornata nona - Novella quarta
Giornata nona - Novella quinta
Giornata nona - Novella sesta
Giornata nona - Novella settima
Giornata nona - Novella ottava
Giornata nona - Novella nona
Giornata nona - Novella decima
Giornata nona - Conclusione
Giornata decima - Introduzione
Giornata decima - Novella prima
Giornata decima - Novella seconda
Giornata decima - Novella terza
Giornata decima - Novella quarta
Giornata decima - Novella quinta
Giornata decima - Novella sesta
Giornata decima - Novella settima
Giornata decima - Novella ottava
Giornata decima - Novella nona
Giornata decima - Novella decima
Giornata decima - Conclusione

La Divina Commedia di Dante Alighieri

Inferno: Canto I
Inferno: Canto II
Inferno: Canto III
Inferno: Canto IV
Inferno: Canto V
Inferno: Canto VI
Inferno: Canto VII
Inferno: Canto VIII
Inferno: Canto IX
Inferno: Canto X
Inferno: Canto XI
Inferno: Canto XII
Inferno: Canto XIII
Inferno: Canto XIV
Inferno: Canto XV
Inferno: Canto XVI
Inferno: Canto XVII
Inferno: Canto XVIII
Inferno: Canto XIX
Inferno: Canto XX
Inferno: Canto XXI
Inferno: Canto XXII
Inferno: Canto XXIII
Inferno: Canto XXIV
Inferno: Canto XXV
Inferno: Canto XXVI
Inferno: Canto XXVII
Inferno: Canto XXVIII
Inferno: Canto XXIX
Inferno: Canto XXX
Inferno: Canto XXXI
Inferno: Canto XXXII
Inferno: Canto XXXIII
Inferno: Canto XXXIV
Purgatorio: Canto I
Purgatorio: Canto II
Purgatorio: Canto III
Purgatorio: Canto IV
Purgatorio: Canto V
Purgatorio: Canto VI
Purgatorio: Canto VII
Purgatorio: Canto VIII
Purgatorio: Canto IX
Purgatorio: Canto X
Purgatorio: Canto XI
Purgatorio: Canto XII
Purgatorio: Canto XIII
Purgatorio: Canto XIV
Purgatorio: Canto XV
Purgatorio: Canto XVI
Purgatorio: Canto XVII
Purgatorio: Canto XVIII
Purgatorio: Canto XIX
Purgatorio: Canto XX
Purgatorio: Canto XXI
Purgatorio: Canto XXII
Purgatorio: Canto XXIII
Purgatorio: Canto XXIV
Purgatorio: Canto XXV
Purgatorio: Canto XXVI
Purgatorio: Canto XXVII
Purgatorio: Canto XXVIII
Purgatorio: Canto XXIX
Purgatorio: Canto XXX
Purgatorio: Canto XXXI
Purgatorio: Canto XXXII
Purgatorio: Canto XXXIII
Paradiso: Canto I
Paradiso: Canto II
Paradiso: Canto III
Paradiso: Canto IV
Paradiso: Canto V
Paradiso: Canto VI
Paradiso: Canto VII
Paradiso: Canto VIII
Paradiso: Canto IX
Paradiso: Canto X
Paradiso: Canto XI
Paradiso: Canto XII
Paradiso: Canto XIII
Paradiso: Canto XIV
Paradiso: Canto XV
Paradiso: Canto XVI
Paradiso: Canto XVII
Paradiso: Canto XVIII
Paradiso: Canto XIX
Paradiso: Canto XX
Paradiso: Canto XXI
Paradiso: Canto XXII
Paradiso: Canto XXIII
Paradiso: Canto XXIV
Paradiso: Canto XXV
Paradiso: Canto XXVI
Paradiso: Canto XXVII
Paradiso: Canto XXVIII
Paradiso: Canto XXIX
Paradiso: Canto XXX
Paradiso: Canto XXXI
Paradiso: Canto XXXII
Paradiso: Canto XXXIII

Il Canzoniere di Francesco Petrarca

I Voi ch'ascoltate in rime sparse il suono
II Per fare una leggiadra sua vendetta
III Era il giorno ch'al sol si scoloraro
IV Que' ch'infinita providentia et arte
V Quando io movo i sospiri a chiamar voi,
VI Sí traviato è 'l folle mi' desio
VII La gola e 'l somno et l'otiose piume
VIII A pie' de' colli ove la bella vesta
IX Quando 'l pianeta che distingue l'ore
X Gloriosa columna in cui s'appoggia
XI Lassare il velo o per sole o per ombra,
XII Se la mia vita da l'aspro tormento
XIII Quando fra l'altre donne ad ora ad ora
XIV Occhi miei lassi, mentre ch'io vi giro
XV Io mi rivolgo indietro a ciascun passo
XVI Movesi il vecchierel canuto et biancho
XVII Piovonmi amare lagrime dal viso
XVIII Quand'io son tutto vòlto in quella parte
XIX Son animali al mondo de sí altera
XX Vergognando talor ch'ancor si taccia,
XXI Mille fiate, o dolce mia guerrera,
XXII A qualunque animale alberga in terra,
XXIII Nel dolce tempo de la prima etade,
XXIV Se l'onorata fronde che prescrive
XXV Amor piangeva, et io con lui talvolta,
XXVI Più di me lieta non si vede a terra
XXVII Il successor di Karlo, che la chioma
XXVIII O aspectata in ciel beata et bella
XXIX Verdi panni, sanguigni, oscuri o persi
XXX Giovene donna sotto un verde lauro
XXXI Questa anima gentil che si diparte,
XXXII Quanto più m'avicino al giorno extremo
XXXIII Già fiammeggiava l'amorosa stella
XXXIV Apollo, s'anchor vive il bel desio
XXXV Solo et pensoso i più deserti campi
XXXVI S'io credesse per morte essere scarco
XXXVII Sì è debile il filo a cui s'attene
XXXVIII Orso, e' non furon mai fiumi né stagni,
XXXIX Io temo sì de' begli occhi l'assalto
XL S'Amore o Morte non dà qualche stroppio
XLI Quando dal proprio sito si rimove
XLII Ma poi che 'l dolce riso humile et piano
XLIII Il figliuol di Latona avea già nove
XLIV Que' che 'n Tesaglia ebbe le man' sì pronte
XLV Il mio adversario in cui veder solete
XLVI L'oro et le perle e i fior' vermigli e i bianchi,
XLVII Io sentia dentr'al cor già venir meno
XLVIII Se mai foco per foco non si spense
XLIX Perch'io t'abbia guardato di menzogna
L Ne la stagion che 'l ciel rapido inchina
LI Poco era ad appressarsi agli occhi miei
LII Non al suo amante più Diana piacque,
LIII Spirto gentil, che quelle membra reggi
LIV Perch'al viso d'Amor portava insegna,
LV Quel foco ch'i' pensai che fosse spento
LVI Se col cieco desir che 'l cor distrugge
LVII Mie venture al venir son tarde et pigre,
LVIII La guancia che fu già piangendo stancha
LIX Perché quel che mi trasse ad amar prima,
LX L'arbor gentil che forte amai molt'anni,
LXI Benedetto sia 'l giorno, e 'l mese, et l'anno,
LXII Padre del ciel, dopo i perduti giorni,
LXIII Volgendo gli occhi al mio novo colore
LXIV Se voi poteste per turbati segni,
LXV Lasso, che mal accorto fui da prima
LXVI L'aere gravato, et l'importuna nebbia
LXVII Del mar Tirreno a la sinistra riva,
LXVIII L'aspetto sacro de la terra vostra
LXIX Ben sapeva io che natural consiglio,
LXX Lasso me, ch'i' non so in qual parte pieghi
LXXI Perché la vita è breve,
LXXII Gentil mia donna, i' veggio
LXXIII Poi che per mio destino
LXXIV Io son già stanco di pensar si come
LXXV l begli occhi ond'i' fui percosso in guisa
LXXVI Amor con sue promesse lusingando
LXXVII Per mirar Policleto a prova fiso
LXXVIII Quando giunse a Simon l'alto concetto
LXXIX S'al principio risponde il fine e 'l mezzo
LXXX Chi è fermato di menar sua vita
LXXXI Io son sí stanco sotto 'l fascio antico
LXXXII Io non fu' d'amar voi lassato unquancho,
LXXXIII Se bianche non son prima ambe le tempie
LXXXIV - Occhi, piangete: accompagnate il core
LXXXV Io amai sempre, et amo forte anchora,
LXXXVI Io avrò sempre in odio la fenestra
LXXXVII Sí tosto come aven che l'arco scocchi,
LXXXVIII Poi che mia speme è lunga a venir troppo
LXXXIX Fuggendo la pregione ove Amor m'ebbe
XC Erano i capei d'oro a l'aura sparsi
XCI La bella donna che cotanto amavi
XCII Piangete, donne, et con voi pianga Amore;
XCIII Più volte Amor m'avea già detto: Scrivi,
XCIV Quando giugne per gli occhi al cor profondo
XCV Cosí potess'io ben chiudere in versi
XCVI Io son de l'aspectar omai sí vinto,
XCVII Ahí bella libertà, come tu m'ài,
XCVIII Orso, al vostro destrier si pò ben porre
XCIX Poi che voi et io piú volte abbiam provato
C Quella fenestra ove l'un sol si vede,
CI Lasso, ben so che dolorose prede
CII Cesare, poi che 'l traditor d'Egitto
CIII Vinse Hanibàl, et non seppe usar poi
CIV L'aspectata vertú che 'n voi fioriva
CV Mai non vo' piú cantar com'io soleva,
CVI Nova angeletta sovra l'ale accorta
CVII Non veggio ove scampar mi possa omai:
CVIII Aventuroso piú d'altro terreno,
CIX Lasso, quante fiate Amor m'assale,
CX Persequendomi Amor al luogo usato,
CXI La donna che 'l mio cor nel viso porta,
CXII Sennuccio, i' vo' che sapi in qual manera
CXIII Qui dove mezzo son, Sennuccio mio
CXIV De l'empia Babilonia, ond'è fuggita
CXV In mezzo di duo amanti honesta altera
CXVI Pien di quella ineffabile dolcezza
CXVII Se 'l sasso, ond'è più chiusa questa valle,
CXVIII Rimansi a dietro il sestodecimo anno
CXIX Una donna più bella assai che 'l sole,
CXX Quelle pietose rime in ch'io m'accorsi
CXXI Or vedi, Amor, che giovenetta donna
CXXII Dicesette anni à già rivolto il cielo
CXXIII Quel vago impallidir che 'l dolce riso
CXXIV Amor, Fortuna et la mia mente, schiva
CXXV Se 'l pensier che mi strugge,
CXXVI Chiare, fresche et dolci acque,
CXXVII In quella parte dove Amor mi sprona
CXXVIII Italia mia, benché 'l parlar sia indarno
CXXIX Di pensier in pensier, di monte in monte
CXXX Poi che 'l camin m'è chiuso di Mercede,
CXXXI Io canterei d'amor sí novamente
CXXXII S'amor non è, che dunque è quel ch'io sento?
CXXXIII Amor m'à posto come segno a strale,
CXXXIV Pace non trovo, et non ò da far guerra;
CXXXV Qual piú diversa et nova
CXXXVI Fiamma dal ciel su le tue treccie piova,
CXXXVII L'avara Babilonia à colmo il sacco
CXXXVIII Fontana di dolore, albergo d'ira,
CXXXIX Quanto piú disiose l'ali spando
CXL Amor, che nel penser mio vive et regna
CXLI Come talora al caldo tempo sòle
CXLII A la dolce ombra de le belle frondi
CXLIII Quand'io v'odo parlar sí dolcemente
CXLIV Né così bello il sol già mai levarsi
CXLV Ponmi ove 'l sole occide i fiori et l'erba,
CXLVI O d'ardente vertute ornata et calda
CXLVII Quando 'l voler che con duo sproni ardenti,
CXLVIII Non Tesin, Po, Varo, Arno, Adige et Tebro,
CXLIX Di tempo in tempo mi si fa men dura
CL - Che fai, alma? Che pensi? Avrem mai pace?
CLI Non d'atra et tempestosa onda marina
CLII Questa humil fera, un cor di tigre o d'orsa,
CLIII Ite, caldi sospiri, al freddo core,
CLIV Le stelle, il cielo et gli elementi a prova
CLV Non fur ma' Giove et Cesare sí mossi,
CLVI I' vidi in terra angelici costumi
CLVII Quel sempre acerbo et honorato giorno
CLVIII Ove ch'i' posi gli occhi lassi o giri
CLIX In qual parte del ciel, in quale ydea
CLX Amor et io sí pien' di meraviglia
CLXI O passi sparsi, o pensier' vaghi et pronti,
CLXII Lieti fiori et felici, et ben nate herbe
CLXIII Amor, che vedi ogni pensero aperto
CLXIV Or che 'l ciel et la terra e 'l vento tace
CLXV Come 'l candido pie' per l'erba fresca
CLXVI S'i' fussi stato fermo a la spelunca
CLXVII Quando Amor i belli occhi a terra inchina
CLXVIII Amor mi manda quel dolce pensero
CLXIX Pien d'un vago penser che me desvia
CLXX Più volte già dal bel sembiante humano
CLXXI Giunto m'à Amor fra belle et crude braccia
CLXXII O Invidia nimica di vertute
CLXXIII Mirando 'l sol de' begli occhi sereno,
CLXXIV Fera stella (se 'l cielo à forza in noi
CLXXV Quando mi vène inanzi il tempo e 'l loco
CLXXVI Per mezz'i boschi inhospiti et selvaggi,
CLXXVII Mille piagge in un giorno et mille rivi
CLXXVIII Amor mi sprona in un tempo et affrena,
CLXXIX Geri, quando talor meco s'adira
CLXXX Po, ben puo' tu portartene la scorza
CLXXXI Amor fra l'erbe una leggiadra rete
CLXXXII Amor, che 'ncende il cor d'ardente zelo,
CLXXXIII Se 'l dolce sguardo di costei m'ancide,
CLXXXIV Amor, Natura, et la bella alma humile
CLXXXV Questa fenice de l'aurata piuma
CLXXXVI Se Virgilio et Homero avessin visto
CLXXXVII Giunto Alexandro a la famosa tomba
CLXXXVIII Almo Sol, quella fronde ch'io sola amo,
CLXXXIX Passa la nave mia colma d'oblio
CXC Una candida cerva sopra l'erba
CXCI Sí come eterna vita è veder Dio,
CXCII Stiamo, Amor, a veder la gloria nostra,
CXCIII Pasco la mente d'un sí nobil cibo,
CXCIV L'aura gentil, che rasserena i poggí
CXCV Di dí in dí vo cangiando il viso e 'l pelo,
CXCVI L'aura serena che fra verdi fronde
CXCVII L'aura celeste che 'n quel verde lauro
CXCVIII L'aura soave al sole spiega et vibra
CXCIX O bella man, che mi destringi 'l core,
CC Non pur quell'una bella ignuda mano,
CCI Mia ventura et Amor m'avean sí adorno
CCII D'un bel chiaro polito et vivo ghiaccio
CCIII Lasso, ch'i' ardo, et altri non me 'l crede;
CCIV Anima, che diverse cose tante
CCV Dolci ire, dolci sdegni et dolci paci,
CCVI S'i' 'l dissi mai, ch'i' vegna in odio a quella
CCVII Ben mi credea passar mio tempo omai
CCVIII Rapido fiume che d'alpestra vena
CCIX l dolci colli ov'io lasciai me stesso,
CCX Non da l'hispano Hibero a l'indo Ydaspe
CCXI Voglia mi sprona, Amor mi guida et scorge,
CCXII Beato in sogno et di languir contento,
CCXIII Gratie ch'a pochi il ciel largo destina:
CCXIV Anzi tre dí creata era alma in parte
CCXV In nobil sangue vita humile et queta
CCXVI Tutto 'l dí piango; et poi la notte, quando
CCXVII Già desfai con sí giusta querela
CCXVIII Tra quantunque leggiadre donne et belle
CCXIX Il cantar novo e 'l pianger delli augelli
CCXX Onde tolse Amor l'oro, et di qual vena,
CCXXI Qual mio destin, qual forza o qual inganno
CCXXII - Líete et pensose, accompagnate et sole,
CCXXIII Quando 'l sol bagna in mar l'aurato carro
CCXXIV S'una fede amorosa, un cor non finto,
CCXXV Dodici donne honestamente lasse
CCXXVI Passer mai solitario in alcun tetto
CCXXVII Aura che quelle chiome bionde et crespe
CCXXVIII Amor co la man dextra il lato manco
CCXXIX Cantai, or piango, et non men di dolcezza
CCXXX I' piansi, or canto, ché 'l celeste lume
CCXXXI I' mi vivea di mia sorte contento,
CCXXXII Vincitore Alexandro l'ira vinse,
CCXXXIII Qual ventura mi fu, quando da l'uno
CCXXXIV O cameretta che già fosti un porto
CCXXXV Lasso, Amor mi trasporta ov'io non voglio,
CCXXXVI Amor, io fallo, et veggio il mio fallire,
CCXXXVII Non à tanti animali il mar fra l'onde,
CCXXXVIII Real natura, angelico intelletto,
CCXXXIX Là ver' l'aurora, che sí dolce l'aura
CCXL I' ò pregato Amor, e 'l ne riprego,
CCXLI L'alto signor dinanzi a cui non vale
CCXLII - Mira quel colle, o stanco mio cor vago:
CCXLIII Fresco, ombroso, fiorito et verde colle,
CCXLIV Il mal mi preme, et mi spaventa il peggio,
CCXLV Due rose fresche, et colte in paradiso
CCXLVI L'aura che 'l verde lauro et l'aureo crine
CCXLVII Parrà forse ad alcun che 'n lodar quella
CCXLVIII Chi vuol veder quantunque pò Natura
CCXLIX Qual paura ò, quando mi torna a mente
CCL Solea lontana in sonno consolarme
CCLI O misera et horribil visione!
CCLII In dubbio di mio stato, or piango or canto,
CCLIII O dolci sguardi, o parolette accorte,
CCLIV I' pur ascolto, et non odo novella
CCLV La sera desiare, odiar l'aurora
CCLVI Far potess'io vendetta di colei
CCLVII In quel bel viso ch'i' sospiro et bramo,
CCLVIII Vive faville uscian de' duo bei lumi
CCLIX Cercato ò sempre solitaria vita
CCLX In tale stella duo belli occhi vidi
CCLXI Qual donna attende a gloriosa fama
CCLXII - Cara la vita, et dopo lei mi pare
CCLXIII Arbor victoriosa triumphale,
CCLXIV I' vo pensando, et nel penser m'assale
CCLXV Aspro core et selvaggio, et cruda voglia
CCLXVI Signor mio caro, ogni pensier mi tira
CCLXVII Oimè il bel viso, oimè il soave sguardo,
CCLXVIII Che debb'io far? che mi consigli, Amore?
CCLXIX Rotta è l'alta colonna e 'l verde lauro
CCLXX Amor, se vuo' ch'i' torni al giogo anticho,
CCLXXI L'ardente nodo ov'io fui d'ora in hora,
CCLXXII La vita fugge, et non s'arresta una hora,
CCLXXIII Che fai? che pensi? che pur dietro guardi
CCLXXIV Datemi pace, o duri miei pensieri:
CCLXXV Occhi miei, oscurato è 'l nostro sole
CCLXXVI Poi che la vista angelica, serena,
CCLXXVII S'Amor novo consiglio non n'apporta,
CCLXXVIII Ne l'età sua piú bella et piú fiorita,
CCLXXIX Se lamentar augelli, o verdi fronde
CCLXXX Mai non fui in parte ove sí chiar vedessi
CCLXXXI Quante fiate, al mio dolce ricetto
CCLXXXII Alma felice che sovente torni
CCLXXXIII Discolorato ài, Morte, il piú bel volto
CCLXXXIV Sí breve è 'l tempo e 'l penser sí veloce
CCLXXXV Né mai pietosa madre al caro figlio
CCLXXXVI Se quell'aura soave de' sospiri
CCLXXXVII Sennuccio mio, benché doglioso et solo
CCLXXXVIII I' ò pien di sospir' quest'aere tutto,
CCLXXXIX L'alma mia fiamma oltra le belle bella
CCXC Come va 'l mondo! or mi diletta et piace
CCXCI Quand'io veggio dal ciel scender l'aurora
CCXCII Gli occhi di ch'io parlai sí caldamente,
CCXCIII S'io avesse pensato che sí care
CCXCIV Soleasi nel mio cor star bella et viva
CCXCV Soleano i miei penser' soavemente
CCXCVI I' mi soglio accusare, et or mi scuso,
CCXCVII Due gran nemiche inseme erano agiunte,
CCXCVIII Quand'io mi volgo indietro a mirar gli anni
CCXCIX Ov'è la fronte, che con picciol cenno
CCC Quanta invidia io ti porto, avara terra,
CCCI Valle che de' lamenti miei se' piena,
CCCII Levommi il mio penser in parte ov'era
CCCIII Amor che meco al buon tempo ti stavi
CCCIV Mentre che 'l cor dagli amorosi vermi
CCCV Anima bella da quel nodo sciolta
CCCVI Quel sol che mi mostrava il camin destro
CCCVII I' pensava assai destro esser su l'ale,
CCCVIII Quella per cui con Sorga ò cangiato Arno,
CCCIX L'alto et novo miracol ch'a' dí nostri
CCCX Zephiro torna, e 'l bel tempo rimena,
CCCXI Quel rosignuol, che sí soave piagne
CCCXII Né per sereno ciel ir vaghe stelle,
CCCXIII Passato è 'l tempo omai, lasso, che tanto
CCCXIV Mente mia, che presaga de' tuoi damni,
CCCXV Tutta la mia fiorita et verde etade
CCCXVI Tempo era omai da trovar pace o triegua
CCCXVII Tranquillo porto avea mostrato Amore
CCCXVIII Al cader d'una pianta che si svelse
CCCXIX I dí miei piú leggier' che nesun cervo
CCCXX Sento l'aura mia anticha, e i dolci colli
CCCXXI È questo 'l nido in che la mia fenice
CCCXXII Mai non vedranno le mie luci asciutte
CCCXXIII Standomi un giorno solo a la fenestra,
CCCXXIV Amor, quando fioria
CCCXXV Tacer non posso, et temo non adopre
CCCXXVI Or ài fatto l'extremo di tua possa,
CCCXXVII L'aura et l'odore e 'l refrigerio et l'ombra
CCCXXVIII L'ultimo, lasso, de' miei giorni allegri,
CCCXXIX O giorno, o hora, o ultimo momento,
CCCXXX Quel vago, dolce, caro, honesto sguardo
CCCXXXI Solea da la fontana di mia vita
CCCXXXII Mia benigna fortuna e 'l viver lieto,
CCCXXXIII Ite, ríme dolenti, al duro sasso
CCCXXXIV S'onesto amor pò meritar mercede,
CCCXXXV Vidi fra mille donne una già tale,
CCCXXXVI Tornami a mente, anzi v'è dentro, quella
CCCXXXVII Quel, che d'odore et di color vincea
CCCXXXVIII Lasciato ài, Morte, senza sole il mondo
CCCXXXIX Conobbi, quanto il ciel li occhi m'aperse
CCCXL Dolce mio caro et precioso pegno
CCCXLI Deh qual pietà, qual angel fu sí presto
CCCXLII Del cibo onde 'l signor mio sempre abonda,
CCCXLIII Ripensando a quel, ch'oggi il cielo honora,
CCCXLIV Fu forse un tempo dolce cosa amore,
CCCXLV Spinse amor et dolor ove ir non debbe
CCCXLVI Li angeli electi et l'anime beate
CCCXLVII Donna che lieta col Principio nostro
CCCXLVIII Da' piú belli occhi, et dal piú chiaro viso
CCCXLIX E' mi par d'or in hora udire il messo
CCCL Questo nostro caduco et fragil bene
CCCLI Dolci durezze, et placide repulse,
CCCLII Spirto felice che sí dolcemente
CCCLIII Vago augelletto che cantando vai,
CCCLIV Deh porgi mano a l'affannato ingegno,
CCCLV O tempo, o ciel volubil, che fuggendo
CCCLVI L'aura mia sacra al mio stanco riposo
CCCLVII Ogni giorno mi par piú di mill'anni
CCCLVIII Non pò far Morte il dolce viso amaro
CCCLIX Quando il soave mio fido conforto
CCCLX Quel'antiquo mio dolce empio signore
CCCLXI Dicemi spesso il mio fidato speglio,
CCCLXII Volo con l'ali de' pensieri al cielo
CCCLXIII Morte à spento quel sol ch'abagliar suolmi,
CCCLXIV Tennemi Amor anni ventuno ardendo,
CCCLXV I' vo piangendo i miei passati tempi
CCCLXVI Vergine bella, che di sol vestita,